domenica 13 novembre 2011

Questo sport-business non è più quello di una volta

  • Due appassionati della wrestling-politica si incontrano e parlano degli ultimi avvenimenti del loro sport-business preferito, ovvero le dimissioni del campione Silvio Berlusconi e l'instaurazione del nuovo regno tecnico di Mario Monti. Pessimismo, speranze e nostalgia si amalgamano dando vita ad una dibattito comprensibile da pochi eletti...

    Io
    • Siamo nelle mani di Monti, Hogan, Nash e Hall.
    • Preparati a subire un Money Maker da Monti.
    • Poi ti piomba addosso Draghi dal paletto con un Money Shot. 
      Stivi
    • money in the bank???
    • or money out the bank???
  • Io
    • Sì, l'hanno incassato per il titolo di premier.
    • A Bersani girano perché voleva sfruttare la sua di title shot.
    • Ma ormai il campione in carica è Monti.
  • Stivi
    • sì, vabbeh, ma se poi si caca sotto, anche bersani
    • non è un main eventer credibile
  • Io
    • La nWo ora ha un campione pure nella lega italiana, dopo quella greca.
  • Stivi
    • il problema è che non c'è più la DeGenerationX a contrastarla

  • Io
    • Mi fa pena la Merkel, che se la ride della grossa perché pur essendo una diva è campionessa in Germania.
    • Che poi come diva a me pare una culona inchiavabile.
    • Non per nulla chiude i match col Banzai Drop alla Rikishi.

  • Stivi
    • però punta sulla tecnica. con lei, la minetti non ha speranza
  • Io
    • Sarkozy sì che ha una manager.
    • Ma tanto poi tocca pure a lui.
    • Non lo si ferma la nWo.
      Può far poco anche quel negro là in America, il primo afroamericano ad aver vinto un titolo mondiale.
      Faarooq, no, Barack.
  • Stivi
    • barack è il tag team partner della FedEx

  • Io
    • Un giorno avremo un unico titolo del mondo, ti immagini?
    • In effetti è sensato.
    • Peccato però, il titolo italiano aveva una bella storia.
    • Quando era Benito campione e chairman, era tutta un'altra storia.
  • Stivi
    • è sottovalutato e bistrattato. quando hai troppi cambi di titolo, il titolo stesso perde valore
  • Io
    • Te l'ho detto, con Benito era tutta un'altra storia.
    • Lui era IL CAMPIONE
    • Poi arrivò quel gobbo con gli occhiali, troppi sotterfugi.
    • Troppi magheggi.
  • Stivi
    • andreotti sapeva gestire il backstage
    • lui e cossiga

  • Io
    • Di quello gli va dato merito.
    • Ma io preferisco i leader carismatici.

  • Stivi
    • vabbeh, vado un attimo a dare merito al posacenere. cenere sei e cenere sette

  • Io
    • Ora diventa tutto un business mondiale.
    • Non contano più nemmeno i ratings.
    • Non è più il pubblico a decidere su chi puntare, con applausi o fischi.
    • Meglio così da un certo punto di vista, questo Berlusconi faceva 4 mosse e vinceva, pareva Superman.
    • Pubblico diviso, chi lo fischiava e chi lo amava.
  • Stivi
    • e subiva gran parte del match per poi vincere con una spallata

  • Io
    • Però al microfono ci sapeva fare.
    • Vendeva un casino di merchandise.
    • Colpa degli ottenni.
  • Stivi
    • bersani ha una finisher poco incisiva e gli manca una buona catch-phrase
    • dopo tutto, le sue sfuriate smartone al mic non l'hanno portato da nessuna parte
  • Io
    • Quel "Si dimetta!" e "Devi andare a casa!", ti sembrano catchphrase da campione?
  • Stivi
    • no, e poi ripeteva sempre le stesse cose
    • era noioso
    • e pazienza che sul ring ci sapesse fare
  • Io
    • Di Pietro non è male, ma la sua gimmick da poliziotto fa troppo Old School.
    • Però nei match hardcore è fantastico.

  • Stivi
    • il problema è che la mic non si capisce cosa dice. deve migliorare molto
    • mentre IRS Tremonti negli ultimi tempi è stato utilizzato male

  • Io
    • Sì.
    • Anche.
    • Il problema nel wrestling oggigiorno è che i figli non hanno il carisma del padre.
    • Eppure ce li infilano in tutti i modi.
    • E pazienza se al pubblico non piacciono.
  • Stivi
    • già, del pubblico non gliene frega niente nessuno. decidono i booker, e tu zitto

  • Io
    • Quel Rhodes e quel Di Biase, ah no, volevo dire Bossi e Di Pietro.
    • La gimmick da Trota non funziona.
    • Ma tu pensa! Ma che cazzo di gimmick è quella della trota?!?
  • Stivi
    • almeno sapesse fare il pescado, che lo boccia sempre!!
  • Io
    • Ora siccome Bush è riuscito a far diventare campione suo figlio, tutti pensano di emularlo!
    • Siamo mica americani!
  • Stivi
    • eh no, e poi negli ultimi anni gli equilbri nel backstage sono cambiati

  • Io
    • Noi abbiamo una concezione vecchissima del business, per il semplice fatto che lo sport è nato qui da noi.
    • Ma la concezione attuale quella che conta, l'hanno data gli americani.
  • Stivi
    • eh già, a suon di power bomb

  • Io
    • Ma il Puroresu? L'Asia? Loro sì che stanno crescendo.
    • Gli africani invece nulla, e dire che hanno il fisico.
  • Stivi
    • ma la devono smettere di copiare l'occidente, specie in cina
  • Io
    • Bah, davvero.
    • Il potenziale ce l'hanno.

  • Stivi
    • ma i loro moonsault sembrano solo delle pallide imitazioni di quelli di Hilary Clinton
  • Io
    • La lucha libre non uscirà mai dal suo guscio.
    • Il Sud America? Ma chi se lo incula!
      Gli occhi sono puntati su di noi.
  • Stivi
    • la lucha libre ha molto da imparare ancora

  • Io
    • Ma ormai non sceglie più il pubblico. E dire che quello lì giovane, quel Renzi, si stava facendo strada con una discreta winning streak.
    • Somigliava molto al nostro campione uscente per certi versi.
    • Ma è arrivato tardi, a meno che non si unisca alla nWo.
  • Stivi
    • credeva di mandare via tutti i wrestler più esperti con la sua gimmick di ragazzo fuori dal branco. ma la sua ingenuità lo ha fatto fallire

  • Io
    • Su una cosa aveva ragione, era il caso di svecchiare la federazione.
    • I titoli se li passavano sempre i soliti vecchi dinosauri.
    • Se non si punta sui giovani, come finiremo quando i vecchi si dovranno ritirare?
  • Stivi
    • faremo un'altra federazione. federalista. il figlio di bossi sarà il chairman. brividi...
  • Io
    • Il federalismo fa molto NWA.
    • A me pare un passo indietro.
    • Poi ci mancherebbe solo un titolo mondiale padano. Ma via!
  • Stivi
    • vedremo. intanto siamo senza chairmain
    • il gm ad interim napolitano non ha ancora deciso
    • io istituirei un UV match per decidere. un bel death match
    • chi sanguina meno, vince

  • Io
    • Sì, dove si ammazzano tutti.
    • Napolitano è un coglione, avrebbe dovuto rendere vacanti tutte le cinture.
    • Un cretino, guarda.

  • Stivi
    • non è lui che decide purtroppo

  • Io
    • È anche colpa sua se la federazione rischia il fallimento.
  • Stivi
    • è quel booker che vive a bruxelles

  • Io
    • Tutto in mano ai bookers.
    • Che manovrano da dietro.

  • Stivi
    • già. e la storyline dello spread ha proprio rotto

  • Io
    • Non c'è rinnovamento.

  • Stivi
    • manca tutto, manca niente

  • Io
    • Speriamo non organizzino dei One More Match-
    • Queste vecchie leggende chi le vuole più?
    • Meno male sono morte la maggior parte.

  • Stivi
    • già. Killer Kossiga ci ha lasciati

  • Io
    • Però questo push di Monti è sospetto.
    • Arriva dal nulla e lo fanno campione.
  • Stivi
    • ha oliato gli ingranaggi giusti

  • Io
    • Sogno un mondo senza bookers.
    • Dove ci si dice le cose in faccia.
    • Te l'ho detto, quando era campione Benito si stava tutti meglio.

  • Stivi
    • la macchina del capo ha un booker in una gomma

  • Io
    • Non c'erano ancora i PPV e gli show partivano in orario.
    • La gente nelle piazze, il calore della folla.
    • Era ancora uno sport.

  • Stivi
    • e si lottava tre volte al giorno
    • però la tourneè in russia è stata una pessima decisione per la fed

  • Io
    • Ok, non si è scelto gli alleati giusti, ma capita!
    • Una stable come quella non la vedremo più.
    • Dopo la tourneè in Russia è cominciato il declino.

  • Stivi
    • però... pensiamo a tutti gli atleti che ha fatto morire di stenti perchè non li apprezzava. quasi sei milioni, dicono

  • Io
    • Infatti dopo c'è stato il caos.
    • Gli spettatori che salivano sul ring e volevano combattere negli show.

  • Stivi
    • e lo hanno appeso nella Impact zone

  • Io
    • Poi atleti da altre federazioni che intervenivano.
    • E pensa che dopo in Italia tutti pensavano che le cose sarebbero migliorate
  •   Stivi
    • poi ci sono stati più atleti, m il titolo passava troppo spesso di mano. i bookers non avevano le idee chiare

  • Io
    • Il migliore è stato Bettino,ritiratosi lasciando il titolo vacante, ancora imbattuto. Lasciando le redini al suo tag team partner Silvio.

  • Stivi
    • così andreotti è stato campione 6 volte, ma tutti regni assai brevi

  • Io
    • La gente l'ha fischiato perché non voleva che se ne andasse secondo me.
    • Sì, Giulio preferiva i ruoli dirigenziali.
    • Tra lui e Killer Kossiga, guarda...
    • Vabbè, inutile rivangare il passato.
      Ormai questo sport è divenuto un business mondiale, se non ci piace possiamo cambiare canale.
  • Stivi
    • o seguire la federazione belga. non hanno un campione ma fanno degli ottimi show lo stesso

  • Io
    • Sì appunto.
    • Domani parto per l'Africa, vado a vedere i loro di show.
    • Magari divento uno dei loro atleti di punta.

  • Stivi
    • ti consiglio la hutu fedration. ci danno dentro in uganda, il loro show si chiama Genoicide

  • Io
    • Secondo me i Tutsi sono più spettacolari a vedersi.

  • Stivi
    • peccato che siano morti molti degli esponenti di quelli stable

  • Io
    • Ma tanto alla fine, hutu e tutsi, son pur sempre dei negri.

  • Stivi
    • nBo
  • Io
    • Almeno lì alla nWo non frega un cazzo di andarci.

  • Stivi
    • appunto

  • Io
    • Magari potrei diventare lo Idi Amin Dada bianco.

  • Stivi
    • allora in bocca al Wolf Pack
  • Io
    • Crepi.

domenica 4 settembre 2011

Ci sono ancora molti campi in cui avere successo, ma li ha già concimati qualcun altro.

Un anno fa mi lamentavo del fatto che il mendicante zoppo del semaforo di viale Guidoni mi snobbasse.

È un luogo comune pensare che i mendicanti accettino spiccioli da chiunque, ricordo ancora quando da bambino con orgoglio chiedevo alla mamma le monetine da 50 o 100 lire per darle ai barboni che giacevano sotto le logge delle chiese. A pensarci bene pare quasi un passaggio del testimone: io bambino che chiedo spiccioli alla mamma, per poi darli al povero senzatetto. Ciò faceva anche di me un mendicante, in quanto chiedevo a mia volta delle monete alla mia mamma per darli al vero barbone, che diventava così un barbone di seconda mano.
Con gli anni a venire mi sono vergognato di quel piccolo motto di generosità infantile, perchè una volta cresciuto ho maturato un orgoglio prettamente adulto, o magari mi sono reso conto di essere mantenuto dai miei genitori e quindi non poi tanto diverso da un mendicante. Ho cominciato a domandarmi se io nella sua stessa condizione accetterei l'elemosina da un bambino cresciuto con una morale cattolica e con il rock 'n roll (cit. Little Tony feat. Gabry Ponte). La risposta non l'ho ancora trovata e spero di non dover mai scoprirla nella pratica, sebbene chiedere l'elemosina di questo passo diventerà lo status quo in questo paese. A quel punto tutti vorranno fare gli anticonformisti.

Ma torniamo al mendicante zoppo di viale Guidoni.
Quella volta chiese l'elemosina a tutti tranne me, che guidavo una vecchia Panda.
Evidentemente doveva affrettarsi prima che il semaforo tornasse verde e per questo fece una rapida selezione dei possibili donatori generosi, oppure mi scambiò per un collega automunito.
Però io ci rimasi male.
Evidentemente in me c'è ancora quel bambino con radici cristiane ancora non estirpate (se avete un buon diserbante consigliatemelo) convinto che una azione considerata buona ed innocente non possa essere la causa di un effetto negativo.
Un bambino che sarebbe fiero di aiutare una dolce vecchietta ad attraversare la strada, ignaro che questa signora non si sta recando in banca per pagare il mutuo bensì per rapinarla.con la rivoltella che tiene nascosta nella borsetta.
Se poi voi mi dite che rapinare una banca non è una cattiva azione allora infilo nel mio esempio una strage di innocenti seccati a rivolverate dalla nostra cara vecchiaccia delle strisce pedonali. Non è impossibile far quadrare gli esempi per mettere d'accordo tutti.

Ma da quel giorno in cui sono stato snobbato dal mendicante ho avuto modo di pensare, preparandomi psicologicamente al giorno in cui sarò degno di una sua richiesta d'aiuto. Il giorno in cui mi porgerà la mano col palmo rivolto verso l'alto in segno di amicizia io gli risponderò pressapoco così:

"Non ti darò spiccioli, amico mio, perchè essi sarebbero solo un temporaneo sollazzo buono giusto per riempirti lo stomaco per poche ore. Io lavorerò sodo per migliorare questo mondo affinchè nessun uomo debba mai più chiedere denaro ad un altro per sfamarsi"

E lui preferirà gli spiccioli.

giovedì 7 aprile 2011

Uno gira il mondo per anni in cerca di sè stesso, e poi lo trova spaparanzato sul divano.

A me fa sorridere immaginare un tizio che ha viaggiato per il mondo in lungo e in largo ed una volta tornato nel salotto di casa sua, trova sul divano sè stesso che lo saluta con la manina esclamando "Oh, ciao!".
E questa è una interpretazione, la più immediata forse.
Un'altra ancora è immaginarsi la stessa situazione ma col divano libero, così che il tizio possa sdraiarsi per riposare finalmente le sue stanche membra dopo anni di intenso girovagare e di infruttuosa ricerca, e nell'istante successivo al sospiro scaturito dal sollievo della comodità ritrovata, realizza quale sia la vera natura: la poltroneria.
Ma in particolar modo, l'appartenenza al luogo dove è nato e vissuto.
Ma questa è l'esperienza del nostro tizio, che non è generalizzabile e applicabile su chiunque.
C'è chi dice che la nostra vera essenza la scopriamo quando ci troviamo in posti nuovi, lontani dal nostro habitat. A contatto con gente nuova e diversa, in situazioni mai vissute prima d'ora.
Nell'istinto sta la nostra vera essenza.
Però anche l'esperienza vuole la sua parte.
Prendiamo una situazione inusuale: venire rapinati.
Mhhh....forse non è poi così inusuale, soprattutto in tempacci come questi dove non esistono più le mezze stagioni e si sta peggio di quando si stava peggio...
Incontrare un orso?
Già più inusuale, ma se di mestiere fossi un ranger in un parco?
Essere rapinati da un orso, ecco.
È noto che quando si incontra un orso, ci si deve sdraiare in terra e fingersi morti. E nel caso dell'orso rapinatore lasciarlo libero di frugare con le sue zampone nelle nostre tasche per sfilarci il portafogli.
Questo non è nè istinto nè esperienza, ma una nozione insegnataci dai nostri educatori. E speriamo che funzioni sul serio, perchè mi è sempre sembrata una cazzata e non vorrei scoprire sulla mia pelle di aver sempre avuto ragione a riguardo.
Se questa nozione non mi fosse nota, magari perchè i miei educatori sono morti dal ridere ad immaginarsi un orso armato che rapina la gente alla fermata del bus (ahahahah....che roba!) allora ricorrerei all'istinto, e immagino che la mia reazione sarebbe la fuga o farmela addosso, dalla paura, o dal ridere alla vista dell'orso armato e con un buffo cappello in testa. Ma sono più propenso all'ipotesi della paura.
Ma se per assurdo, l'orso rapinatore si limitasse a rapinarmi senza sbranarmi, e successivamente mi incontrasse una, due, tre volte...la mia reazione sarebbe sempre la stessa? Oppure dopo un po' mi romperei i coglioni di dare i miei denari guadagnati col sudore (dei miei genitori) e allora sarebbe anche l'ora di dare una lezione a questo orso birbone?
E fu così che venni ucciso da un orso rapinatore con in testa un buffo cappello.
Però sono morto lottando!
E allora anche l'esperienza vuole la sua parte.
Ma in quale azione sono stato veramente me stesso?
Quando me la sono fatta addosso?
Quando sono stato ucciso a sprangate dall'orso?

Ad ogni modo, questo Me Stesso fa abbastanza schifo.


La avverto, non è la corazzata Potëmkin!

  • “Cazzo, speriamo non succeda anche oggi”
    Lo ripeteva nella sua mente come un mantra nel frattempo che si incamminava verso la piazza con passo lento, quasi di soppiatto, come se un simile andamento potesse renderlo invisibile nel mentre che si avvicinava all’arco.
    Ma se il corpo si muoveva tanto lentamente, il suo pensiero invece correva rapido e inarrestabile immedesimandolo in un bandito che si avvicinava furtivo verso l’ingresso della cittadella, cercando di non svegliare il feroce guardiano che si era appisolato durante la sua veglia. Il guardiano poteva essere qualsiasi cosa: un templare, un goblin, un drago…prendeva la forma di qualsiasi cosa tanto che il suo pensiero andava veloce. Ma il guardiano fu ancora più svelto nel destarsi accorgendosi del suo arrivo e bruciando ogni speranza di passare inosservato.
    “Guarda chi c’è, Cloretta! Il nipote della Dema!”
    “Cazzo, anche oggi!” fu il commento tra sé e sè di Cosimo, tredici anni, appena divorato dai becchi sdentate delle arpie messa a guardia dell’entrata della cittadella.
    “Guardate che giovinottone è diventato, eh! Quanti anni hai?”
    “Tredici”
    “Ah, ormai tu sei un uomo! Ti ricordi Cloretta quando era piccino?”
    “Bah me lo ricordo sì, Bruna, mica sono rincoglionita ancora! Ma non è passato anche prima con la motocicletta?”
    “No, quello era mio fratello…” rispose Cosimo con occhi e piedi puntati verso la piazza, sua prossima meta.
    “Ah già, anche lui ormai è un uomo! Quanti anni ha? Come te più o meno, no?”
    “Sei più di me, diciannove” disse coi talloni sollevati da terra, nella speranza che anche le punte potessero seguire l’esempio.
    “Oh mamma, come passa il tempo!”
    “Bah Bruna, loro crescono e noi si invecchia!”
    “Eh, ci tocca”
    “Ce l’hai la ragazzina?”
    “No”. E intanto batteva i piedi a terra sempre puntando la piazza, sperando di divincolarsi dalla morsa delle due arpie.
    “O che aspetti a trovare la ragazzina?”
    “Via Bruna! È giovane, ne ha ancora di tempo! Mica noi che tra poco si finisce sottoterra!”
    “Eh, ci tocca…O che ti scappa la pipì, bimbo?”
    Cosimo accelerò il suo scalpitio frenetico e colse la palla la balzo.
    “Sì, sì! Mi scappa!”
    “O che non la tieni già alla tua età? Alla nostra che fai?”
    “Via Bruna, fallo andare! Se gli scappa!”
    “Ecco, sì, arrivederci!”
    E si avviò verso la piazza di corsa, finalmente libero dal giogo delle due vecchie streghe. “Ogni volta è la stessa storia!” pensava tra sé e sé Cosimo, e poi si domandava come mai si ostinasse a continuare a passare da quella entrata per recarsi in piazza quando poteva sfruttare la strada sterrata che portava all’entrata opposta. Avrebbe allungato la strada, ma almeno non avrebbe dovuto incombere tra le grinfie delle anziane signore che passavano i pomeriggi sulla panchina affiancata all’arcata che portava alla piazza.
    E poi ancora si chiedeva il motivo per cui non le mandava semplicemente all’inferno come fece una volta Cristiano, un amico di suo fratello. Da allora le vecchie non si permisero mai più di spiccicargli parola di persona, compensando ciò lanciandogli anatemi ogni volta che lo vedevano passare sul suo scooter.
    Quell’impresa così sfacciata e maleducata valse a Cristiano il rispetto a vita della gioventù del paese, rendendolo quasi una leggenda.
    Anche Cosimo sarebbe divenuto popolare se avesse avuto il coraggio di rispondere tanto sgarbatamente a quelle streghe, se nono fosse stato per quell’impulso che lo frenava ed era da identificarsi nella buona educazione ricevuta da sua nonna, tra l’altro frequentatrice di quel trespolo di avvoltoi.
    “Ma ogni volta devono chiedermi le solite cose? E perché mi scambiano sempre per mio fratello?” si domandava Cosimo proseguendo lungo la piazza.

giovedì 3 febbraio 2011

Lavati, sudicio!

Sono ancora in cerca di quei 5 minuti di serietà.
Eh sì, non desisto. E non mi importa nemmeno se quei 5 minuti verranno sprecati come già faccio con questo vivere a vanvera, mi basta sapere che sono ancora in grado di essere serio e risparmiare tempo. Due piccioni con una fava. Ed io sono la fava.
Però dove la trovo la serietà?
Io pensavo di trovarla sotto la doccia, e allora ci ho provato. Tenendo conto che io passo tantissimo tempo sotto la doccia, non perchè sono un sudicio ma perchè stare sotto un getto d'acqua calda è una sensazione di piacevole benessere che mi fa sentire in pace con me stesso a tal punto che...sì va bene, è perchè sono un gran sudicio. Dicevo, anzi scrivevo: tenendo conto che sotto la doccia passo moltissimo tempo ho pensato che quei 5 minuti di serietà prima o poi potessero capitarvi lì, vista la durata dell'atto lavante.
Invece no, perchè come è noto sotto la doccia vengono le migliori idee, non quelle serie. La doccia stimola la creatività, nessuno ha mai detto che porti anche la serietà.
È dimostrato che la gente creativa sia quella pulita, i sudici di per sè sono poco creativi. Esistono anche sudicioni creativi, per carità, ma il merito secondo me è dei suggerimenti delle pulci.
E allora dato che questo è noto, tutti si fanno la doccia in cerca di buone idee.
Ed il consumo d'acqua è alle stelle.
In questi anni è stato reso noto che l'acqua è un bene da tutelare, ed è necessario pertanto preservarla evitando gli sprechi. Ma le idee creative sono forse uno spreco?
Nel mio caso non saprei, ma francamente quelle di molti preferirei non prendessero mai vita, o almeno non le condividessero col resto del mondo.
È necessario trovare un compromesso col mondo oppure mandargli un ultimatum: Scegli, o l'acqua o le mie stronzate.
Ho il timore di non riuscire a spuntarla.
Oltretutto la società mi ha così sensibilizzato che ogni volta che faccio una doccia più lunga di quanto serva (sempre) mi ritrovo di fronte i bambini africani che mi guardano con cipiglio severo, e allora mi sento davvero una merda.
Paradossalmente però, il loro sguardo fisso mi immobilizza impedendomi di interrompere la doccia. Ottengono così l'effetto contrario continuando a puntarmi il dito contro (metaforicamente, visto che li immagino con le mani dietro la schiena).
La cosa buona è che rimanendo fermo sotto la doccia ho percorso mentalmente migliaia di chilometri ritrovandomi in Africa. Ho girato il mondo senza muovermi!
Tuttavia non ho trovato la serietà.
Nonostante la drammaticità di quegli occhi innocenti che mi puntano, io non riesco a restare serio.
E allora forse il problema è molto più grave: sono insensibile, pur avendo quelle facce viste solo in TV negli spot delle adozioni a distanza e nei documentari di Fiammetta Cicogna, a pochi passi da me.
Ma cosa mi ha reso così stronzo? La società? Oppure è nella mia natura il gene bastardo?
E quando comincio a porgermi queste domande chiudo l'acqua, e ritorno a fare il cretino.
Forse questi 5 minuti di serietà non li voglio proprio.
O non me li merito.
Oppure devo abbassare lo standard per il termine "serietà".
Sarebbe l'unico modo per definire questo un post serio.

domenica 23 gennaio 2011

Questo non l'ha scritto Fabio Volo

Mi farebbero comodo ogni tanto 5 minuti di serietà.
Il problema è che temo di pretendere troppo dal sottoscritto. Io un discorso serio con me stesso non riesco a farlo, e per questo mi devo immaginare perennemente impegnato con un conversatore immaginario che mi ascolta restando muto, a volte risponde ciò che io decido debba essere la sua risposta per poter così proseguire la discussione, che di fatto è però un monologo. Così finisco per parlare nella mia mente con un pubblico, solitamente composto da un solo spettatore, segno che il mio spettacolo non vende e quindi non ci saranno repliche.
E finisce che il mio monologo vola via, perso per sempre, come le briciole sbatture al vento quando si scuote la tovaglia.
Puf, perso per sempre.
Posso giusto sperare che i passerotti becchino le mie parole e diano loro un significato. Ma saranno solo miseri spezzoni senza contesto, infatti diverranno cacchette di passerotti.
Il contesto è fondamentale, per qualsiasi cosa. Cazzo.
In questo caso la parola "Cazzo" è un rafforzativo, e io trovo che stia bene in questo contesto, e sono certo che converrete con me.
Ma facciamo un esempio dell'importanza del contesto in cui inseriamo la frase.
Prendiamone una breve e d'impatto: "Aspetto un bambino".
Cosa vi è venuto in mente leggendo questa frase?
Io sono quasi sicuro che avete subito pensato ad una madre felice che annuncia alla sua migliore amica oppure al compagno l'arrivo di un nascituro, un bebè che presto allieterà l'atmosfera del nido d'amore della coppia.
O almeno credo questo sia il pensiero suscitato ai più, i cinici e pessimisti possono immaginare una sciagurata fanciulla messa incinta da un delinquente che annuncia il lieto-una-sega evento al padre, il quale la riempierà di botte dopo l'annuncio.
E pure questi sono due contesti diversi.
Possiamo pure immaginare la stessa madre (una a piacere vostro nei due esempi, è diventata una storia a bivi) 15 anni dopo con l'auto parcheggiata in seconda fila di fronte alla scuola che spiega al vigile il motivo della sua sosta. Seguiranno insulti e bestemmie.
Oppure possiamo affibbiarla ad un altro soggetto, un pedofilo logorroico che si fa sfuggire il motivo per cui si trova sospettamente fermo in un vicolo. Anche in questo caso seguiranno insulti e bestemmie, oltre che un arresto e numerose legnate.
Sbizzaritevi pure ad immaginare altri contesti per questa breve frase. Oppure non fatelo. È già molto se state leggendo questo post.
Abbiamo capito quanto sia importante il contesto per le frasi. Di riflesso è sottinteso quanto sia stupido condividere frasi di Fabio Volo su Facebook.
Ditelo con parole vostre piuttosto, tanto qualcuno avrà già espresso quel pensiero, ma almeno la frase da voi prodotta appartiene ad un contesto che è solo vostro, insito nella vostra mente ovvero il magnifico mondo nel quale nessuno può entrare.
E se volete condividerlo, cercare di essere selettivi. Non tutti meritano un pezzo di voi.
Oppure condividetelo con tutti, ma preparatevi a domande idiote e ad interpretazioni errate. E anche a qualche stupido e fottuto clichè del tipo "Capitan Ovvio".
L'importante è che venga trascritto, perchè una traccia di quello che siete adesso vi rimanga, così che un giorno rileggendola possiate esclamare "Ma quanto ero coglione" oppure "Un tempo ero migliore di adesso". L'effetto è positivo in entrambi i casi perchè crea una reazione. È il passato che smuove il presente per creare il futuro.

Oppure non fatelo: io per buttare giù queste poche righe ho perso i miei 5 minuti di serietà in cui potevo condividere aforismi di Fabio Volo. Cazzo.


mercoledì 12 gennaio 2011

La focaccia

Le foche non hanno la pelliccia, vogliono farcelo credere.
Per meglio dire ce l'hanno, ma è indossabile. Esse sono d'accordo con gli stilisti italiani che forniscono loro capi d'abbigliamento, solo pellicce sintetiche, o di altri animali, tanto cazzo gli frega a loro.
Le foche pertanto si fanno ritrarre da National Geographic con le pellicce facendo credere al mondo intero, eccetto gli stilisti italiani con cui sono in combutta, di essere impellicciate perchè la natura ha voluto così, quando invece alla natura non è mai fregato niente di dare loro una pelliccia e le foche stesse non hanno nemmeno pensato di evolversi per adattarsi al loro freddo habitat, per dare vita al criminoso giro d'affari che sto spiegando. Le foche hanno preso per il naso pure Darwin.
Ma queste piccole bastarde cosa ci guadagnano? Ebbene, sono in combutta pure con i bracconieri, ai quali forniscono le loro pellicce che tornano così agli stilisti italiani, che rilanciano nelle sfilate di moda lepelliccedifocachedifocanonsonoinquantolefochenonhannopellicciaperchèlanaturahadecisocosìeDarwinèunbabbeo.
Questro triumvirato foche-bracconieri-stilisti dà vita ad un giro di affari in cui tutti i membri hanno un visibile guadagno, e nonostante sia tutto chiaramente illegale è tutto documentato da National Geographic.
E noi abitanti del villaggio globale che non vediamo oltre un palmo dal nostro prominente naso, ci sentiamo in dovere di salvaguardare queste stronze di foche, ai nostri occhi indifese ed in via di estinzione.
Ma in via di estinzione un cazzo, le foche si trovano alle Isole Cayman a spassarsela coi soldi ottenuti col traffico illecito, mentre a turni alcune selezionate restano nel loro habitat per farsi filmare dai programmi di divulgazione scientifica.
Noi vediamo ciò che vogliono farci vedere.
Le foche, in questo caso.
Possiamo mirare la superficie del vetro e pure toccarla, ma non vediamo tutto ciò che c'è dietro.
E ci sentiamo pure impotenti, in quanto ci è impossibile mollare tutto e partire per fermare il (fittizio) massacro delle piccole tenere foche, ignari che ci prendono per il culo e fanno la bella vita coi nostri soldi.
Ma qualcosa possiamo fare.
Firmare petizioni su Facebook e condividere link per la salvaguardia delle foche.
Pare infatti che ad ogni link raffigurante una foca, un bracconiere viene colpito da orchite. E ciò contribuisce a fermare la caccia alle foche.
Ora però, sapendo che la caccia alle foche in realtà è fittizia, se i link su Facebook funzionassero davvero in questo modo, ad essere danneggiata sarebbe la losca catena d'affari foche-bracconieri-stilisti.
In questo modo, senza saperlo, sconfiggeremo un sistema illegale che si nutre dei nostri soldi. In questo modo credendo di salvare le foche danneggeremmo invece i loro affari, e però se lo meriterebbero visto che ci stanno prendendo per il culo a nostra insaputa.
Il problema è che ferendo un bracconiere con un link, feriamo anche il conto in banca della foca alle Cayman, e anche gli stilisti italiani che fanno affari con foche e bracconieri. Pertanto danneggiamo la moda, un settore fondamentale per la già traballante economia italiana. Ed essendo noi italiani lo prendiamo nel culo a nostra volta.
Quindi combattendo il male credendo che in realtà sia il bene, facendogli del male pensando di fargli del bene, finiamo per fare del male a noi stessi cui vogliamo più bene che a chiunque altro.
È dunque il caso di farci del male solo per sentirci in pace con noi stessi nel secondo in cui clicchiamo su "Condividi"?

Pensateci bene, prima di condividere link o firmare petizioni su Facebook contro la caccia alle foche.