A me il calcio una volta piaceva.
Perlomeno dovevo farmelo piacere: alle elementari i miei compagni di
classe, i maschi ma anche qualche bambina, parlavano di calcio e io, per
il naturale processo di omologazione che si svolge negli ambienti scolatici (ma continua a manifestarsi anche in età adulta) dovevo parlare di calcio.
Per carità, in classe mia i maschi erano anche tutti appassionati di
trattori, provai ad interessarmi anche a quelli ma dopo che un burlone
scrisse "Range Rover" sul trattore che avevo disegnato e appeso sulla
parete dell'aula, capii che non faceva per me.
Sul calcio però potevo farcela!
I miei compagni di classe tiravano fuori nomi di squadre che io avevo
già sentito nominare ma non conoscevo, e per non sentirmi escluso dai
giochi dovetti scegliere un club da tifare. Mi piaceva quel binomio di
colori rosso e nero, e allora scelsi il Milan.
Mi ci sono voluti
anni per capire che il presidente di quella squadra era il Male
incarnato, il seme piantato alle scuole elementari ormai era germogliato
e cresciuto rigoglioso in me.
Alla fine però ho raggiunto l'età
della ragione: ho capito che niente mi legava a quella squadra, e che in
effetti poco mi interessava persino del calcio, così ho finito per
disinteressarmi di quello sport.
Purtroppo questa scelta mi ha
portato a finire tagliato fuori da numerose discussioni in eventuali
serate al pub, ma meglio così: del resto, perché parlare di un argomento
che non mi interessa? Perché uscire di nuovo con gente che chiacchiera
senza accorgersi che qualcuno non è coinvolto nella discussione? E poi
oh, siamo nell'era degli smartphone.
Capisco però che non è facile,
gli argomenti comuni nel nostro Paese sono il calcio e il tempo che fa,
c'è poco da fare. Alle elementari mi si aprì un bivio per il futuro:
potevo diventare calciatore o meteorologo. Non sono diventato né l'uno
né l'altro. Però ho comprato un trattore.
Tutti continuano a parlare di calcio, io mi sento un po' una voce fuori dal coro e ciò mi fa sentire prezioso.
Da ascoltatore esterno non posso capire chi segue un campionato dove la
vittoria se la giocano sempre le solite tre o quattro squadre perché
sono quelle che hanno i soldi e si comprano i giocatori migliori, il
tecnico migliore, i dirigenti migliori, il custode del campo migliore, e
già che ci sono anche gli arbitri migliori.
Non lo posso capire soprattutto perché è vero, ed il tifoso lo sa e accetta.
Ho provato a chiedere a qualche tifoso cosa lo porta ad amare una
squadra che il più delle volte non rappresenta nemmeno la sua città
(cazzo tifi la Juve se sei pistoiese?), se la rosa dei giocatori cambia
quasi ogni anno, la società cambia perché se la comprano gli sceicchi,
pure i colori della maglia cambiano perché "Ma come ti vesti?".
La risposta non me la ricordo, ma era una cazzata al sicuro.
Chi segue il calcio guarda un flusso di soldi, flusso da lui stesso
alimentato perché i soldi vanno dove c'è l'interesse della gente, e dove
ci sono i soldi arrivano gli avvoltoi.
Ma io, da alternativo che non ama il calcio, non voglio dare lezioni a nessuno.
Non voglio proporre alternative, non voglio invitare questa gente alla
cultura o altri contesti che di solito noicuifaschifoilcalcio seguiamo e
amiamo urlare a squarciagola per farci sentire da
quellicheamanoilcalcio.
Primo perché non credo di essere uno di
questi, secondo perché se lo facessi sarei una checca isterica e
quellicheamanoilcalcio mi pesterebbero, col permesso di Genny 'a
Carogna.
Il motivo è che se l'attenzione della gente si spostasse in
massa su ciò che a me piace, arriverebbero anche i soldi trasportati
dagli avvoltoi. Il flusso del denaro si sarebbe solo spostato e io sarei
circondato da avvoltoi che vogliono nutrirsi della mia carcassa. Non
sarebbe carino.
Allora continuate a parlare del vostro calcio, tanto io ho lo smartphone.
E se volete coinvolgermi nella conversazione calcistica non c'è
problema, ma parliamo del periodo in cui lo seguivo: la formazione della
Francia ai Mondiali '98 la ricordo quasi a memoria, mica roba da poco.
Ecco, per esempio ho trovato tramite il mio smartphone un articolo su
Denilson, quello che faceva i giochi a Francia '98! Quello del "Ciao,
Denilson!" di Aldo, Giovanni e Giacomo! Ve lo ricordate? Che fine ha
fatto?
http://a52sport.wordpress.com/2012/12/12/ciao-denilson-la-storia-di-un-giullare-che-sembrava-re/
Vabbè ragazzi, si è fatta una certa, qualcuno vuole un passaggio sul mio trattore?
Nessun commento:
Posta un commento